Villaggio rupestre di Petruscio

Il territorio di Mottola presenta un fenomeno distintivo rappresentato dagli insediamenti all'interno delle gravine. Tra questi, i sistemi di Petruscio e di Casalrotto sono particolarmente significativi, con quest'ultimo essendo uno dei pochi villaggi rupestri sottoposti a indagine archeologica. Sebbene la datazione precedente al IX secolo non sia attestata, è plausibile che il recupero medievale dell'habitat rupestre risalga a secoli precedenti.
Il primo riferimento all'insediamento di Petruscio si trova in un documento di donazione del 1227. Questa imponente e bellissima gravina che si snoda per circa quattro chilometri da Nord a Sud, tra le più spettacolari dell’intero arco jonico, è sicuramente in grado di competere per grandiosità e fascino con i più celebrati canyon del mondo.
La gravina di Petruscio offre uno spettacolo unico: sembra essere costituita da una serie di “grattacieli” di grotte a piani comunicanti fra loro. Le grotte artificiali – circa duecento, delle quali sono state finora rilevate dagli studiosi solo un centinaio – sono scavate nella roccia friabile dei due spalti della gravina per la lunghezza di circa seicento metri, e servivano come abitazioni, ripostigli, ricovero di animali e pastori. La vita sociale della comunità era ben organizzata, e si è parlato addirittura di “alveari di operosità”. Erano presenti complessi agricoli, centri di culto religioso, insediamenti abitativi, aree comuni, magazzini per i viveri, necropoli.

Cisterna – Coppelle – Muraglia

Nel villaggio, ad un centinaio di metri dalla torre verso sud, è stata individuata un'arcaica cisterna triangolare – probabilmente usata per l’abbeveramento del bestiame –  intagliata nella calcarenite e recapito di una serie di canalette per la raccolta delle acque. Presso di essa vi sono due profondi e stretti buchi circolari, tracce di palificazioni e di steccati. A cinquantina metri, sempre verso sud, troviamo una spianata nel banco calcarenitico ove possono agevolmente leggersi numerose e strane coppelle, dalla funzione non definita dagli studiosi, formate da impronte circolari scavate nella roccia, del diametro di 30-50 cm circa, e che presentano al centro una ulteriore depressione concava del diametro di circa 10 cm.

Gariga – Scalinata di accesso

La monumentale scalinata d’accesso al villaggio rupestre inizia a circa 200 metri a sud della muraglia. I gradini sono irregolari, intagliati rozzamente nel tufo o appena sbozzati, e seguono le sinuosità naturali della roccia. Sulla parte destra è stata risparmiata dallo scavo una parete tufacea che costituisce la protezione dallo strapiombo. Tra i rozzi scalini fanno capolino le specie botaniche della macchia mediterranea che riescono ad adattarsi e a vivere sulle rocce aride e cotte dal sole del canyon.

Casa grotta – Casa dell’Igumeno – Cattedrale – Necropoli

A qualche decina di metri lungo la cengia dello spalto ovest cominciamo ad imbatterci nelle grotte del villaggio. La prima casa-grotta che incontriamo – ove  la famiglia viveva insieme agli animali da soma – è posta al disotto della cosidetta “Casa dell’Igumeno”. La casa-grotta  presenta prima dell’ingresso un’area di pertinenza attualmente parzialmente interrata, che mostra una mangiatoia ed una vasca-abbeveratoio per animali. Una croce  patriarcale o di Lorena graffita sulla facciata rocciosa è posta presso la grande cisterna a campana ancora intonacata e della profondità di oltre quattro metri, recapito di una serie di canalette per la raccolta delle acque, che presenta ancora evidente il foro di alloggiamento della porticina lignea che la proteggeva. In prossimità della cisterna, proprio all’ingresso della grotta, sulla sinistra è scavata nel tufo una piccola vasca con strigaturo per lavare i panni.

Si tratta di insediamenti, complessi e articolati, sono scavati nei banchi calcarenitici delle gravine, sfruttando i terrazzamenti naturali. Dotati di sistemi razionali per la raccolta delle acque, orti e una rete di spostamento, ospitavano una vitalità data anche dalla presenza di monaci che contribuivano al dissodamento dei terreni e all'incremento della ricchezza.
Le numerose chiese, spesso interpretate in passato come eremitiche, devono essere comprese all'interno di questi complessi. Le strutture religiose seguono tre schemi planimetrici fondamentali, con influenze greco-orientali nel primo schema (IX-XI secolo), una forma biabsidata diffusa nel secondo schema (X-XII secolo), e chiese triabsidate nel terzo schema, spesso con orientamento est-ovest e absidi ad oriente.
Un elemento di notevole interesse artistico è rappresentato dal ricco patrimonio pittorico sulle pareti degli impianti trogloditici. Mentre mancano quasi completamente affreschi didattici, le immagini di santi dominano, variando da figure tipicamente orientali a quelle che riflettono i legami tra Oriente e Occidente. La rappresentazione di San Giovanni Battista è costante nella Déesis, con figure prevalentemente stanti e sfondi ornati, sebbene la datazione di tali dipinti sia resa difficile dalla sovrapposizione di strati di intonaco e dalla persistenza di schemi e tecniche pittoriche immobili che superano i secoli della seconda fioritura bizantina.
Nella parte meridionale della gravina, il Villaggio rupestre si caratterizza per la presenza di numerose case-grotte disposte a diverse altitudini lungo i versanti e tre affascinanti chiese rupestri di epoca medievale. Sullo spalto Sud-Ovest si mantiene in piedi una torre di avvistamento risalente al periodo medievale. Questo casale rupestre, posizionato strategicamente per facilitare gli scambi commerciali, si trovava a breve distanza dalla via Appia Tarantina e dalla Appia Traiana, che oggi continuano a rappresentare le principali vie di comunicazione della Puglia provenienti da Nord.

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